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 Un vino spaziale 

I vigneti già dall'anno venturo saranno monitorati e aiutati, nel corso della loro crescita, dall'occhio dei satelliti

L'aiuto verrà dallo spazio, per migliorare la produzione del vino in Europa e per la creazione di un vigneto "perfetto".
I satelliti dell'ESA (Agenzia Spaziale Europea) stanno scannerizzando le immagini della aree impiegate per la produzione dell'invitante liquido, dallo spazio, per trovare vitali informazioni sulla geologia dell'area di coltivazione. Luigi Fusco, coltivatore di vigneti a Frascati, spiega al quartier generale dell'ESA, che "con l'analisi dei differenti pezzi di terra si riuscirebbe a riconoscere il terreno migliore per le colture".
Il progetto "Bacco", tramite l'uso satellitare delle immagini e le analisi del computer, darebbe ai coltivatori una mano in più per riconoscere immediatamente i migliori terreni di coltura per i vari generi di uva. Questo non sostituirà il metodo secolare di coltivazione che viene seguito scrupolosamente dai coltivatori e produttori di vino. "Il mercato del vino sta diventando sempre di più un mercato rivolto alla qualità", ha detto il signor Fusco alla Bbc .
Inoltre la gestione satellitare degli appezzamenti di terra monitorerà il colore e la condizione di salute dei vigneti, cosicché i coltivatori riconosceranno immediatamente il momento migliore per la potatura dell'uva. Il satellite visualizzerà anche quale pendenza del vigneto è più esposta ai raggi solari e come la geologia del terreno può apportare i diversi gusti al grappolo.
Il signor Fusco, parte in causa con l'esperimento dell'ESA, spiega che "i vigneti di Frascati crescono su una zona vulcanica, dove esistono piccoli crateri da dove si potrebbe spillare l'acqua necessaria alla loro crescita. Purtroppo l'acqua si trova a 50 metri di profondità e solo l'uso dei satelliti potrebbe individuarli per poi farli sfruttare ai coltivatori, soprattutto in un'estate calda come quella odierna".
Il progetto "Bacco", è portato avanti dalla Commissione Europea, con l'aiuto di 14 compagnie e istituti di ricerca e dall'Organizzazione europea dei coltivatori.

17/07/2003


    fonte: Il Nuovo

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